Adolescenza: cosa “provano” i giovani

adolescenza: cosa provano i ragazzi

Alcuni consigli per capire gli adolescenti  

Sappiamo che l’adolescenza è un passaggio evolutivo ricco di sconvolgimenti fisici ed emotivi. In soli tre o quattro anni i ragazzi cambieranno radicalmente la loro fisionomia e dovranno abituarsi ad un corpo che diventa sempre più “grande”, che potranno percepire come ingombrante e potrebbe provocargli dei disagi.

Contemporaneamente modificheranno anche le modalità di interazione con il mondo esterno, poiché si verificheranno dei cambiamenti anche nel modo di pensare, di agire e di comportarsi.

Nello stesso tempo, dal punto di vista psicologico, si modifica il rapporto con la famiglia e con il gruppo dei pari, poiché i ragazzi dovranno sviluppare nuove e più adeguate competenze relazionali e comunicative che porranno le basi per le loro future capacità di interagire con gli altri.  

Il periodo adolescenziale inizia con la preadolescenza che coincide con l’entrata nella scuola media e prosegue nell’adolescenza vera e propria che coincide con le scuole superiori, fino ad arrivare, alla post adolescenza, fase durante la quale i maggiori cambiamenti fisici ed emotivi si saranno stabilizzati.

Cambiamenti importanti in adolescenza riguardano anche la sfera emotiva, poiché si modifica la percezione delle proprie emozioni che porterà ad un cambiamento che avrà una ricaduta sulle modalità relazionali. La fase adolescenziale in questo senso diventa un passaggio verso una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni ma, prima che questa transizione si stabilizzi, i ragazzi potranno vivere una fase di confusione emotiva, dovuta all’insieme dei cambiamenti che stanno affrontando e che coinvolgono appieno la loro persona. In generale i ragazzi potranno vivere le loro emozioni in modo amplificato e confuso ed, inoltre, potranno avere difficoltà nel riuscire a riconoscere e distinguere tra loro le diverse emozioni.

cosa comportano tutti questi cambiamenti?

Vediamoli nel dettaglio:

Le emozioni sono amplificate e confuse

Gli adolescenti vivono le emozioni in modo amplificato e con frequenti sbalzi emotivi, le emozioni si alternano velocemente e con repentini cambiamenti sia di intensità che di connotazione emotiva.

Ciò provoca nei ragazzi una grande confusione ed una paura di perdere il controllo sulle proprie emozioni e di conseguenza sui comportamenti.

La confusione emotiva si accompagna, per gran parte della loro crescita ai cambiamenti fisici in quanto il corpo trasformandosi modifica anche la percezione di loro stessi e, di conseguenza, le relazioni con gli altri.

I ragazzi perderanno le vecchie certezze, ciò genera ulteriore confusione.

La possibilità che emergano sintomi di ansia

Spesso la confusione e gli sbalzi si trasformano in ansia, poiché le emozioni, amplificate e confuse, diventano difficili da contenere e da gestire.

L’ansia può arrivare fino ai veri e propri attacchi di panico oppure a comportamenti autolesionistici in cui con tagli e ferite, provocate sulla pelle, i ragazzi placano l’eccessiva e incontenibile tensione emotiva.

Attacchi di Panico

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Attacchi di panico: come riconoscerli e gestirli

Incapacità di riconoscere e nominare le emozioni

I ragazzi provano, inoltre, le emozioni ma senza saperle distinguere le une dalle altre, ciò rende loro più difficile gestire le situazioni quotidiane.

Gli adolescenti provano le emozioni in modo estremo: tutto diventa bianco o nero, non ci sono sfumature, di conseguenza è difficile capire cosa stia accadendo loro e, quindi, razionalizzare, per poter risolvere il problema.

L’incapacità nel sapere riconoscere e nominare le varie emozioni proviene dall’infanzia, in quanto da bambini non hanno imparato a riconoscere le varie emozioni ma semplicemente a distinguere le belle dalle brutte. Poiché in adolescenza i rapporti si fanno più complicati il non riconoscere i propri stati d’animo rende difficile comprendere anche quelli delle persone intorno, generando molte delle difficoltà relazionali che spesso si incontrano in psicoterapia.

Per approfondire quali cambiamenti dovranno affrontare, ci possiamo chiedere:

Quali sono i principali compiti evolutivi a cui sono chiamati gli adolescenti?

Bisogno di affermare la propria individualità

L’adolescente sente il bisogno di affermare la propria individualità e di essere riconosciuto come persona. Il conflitto con l’adulto è spesso legato ad un bisogno di differenziazione e di espressione della propria personalità ed individualità.

L’adolescente, infatti, ha bisogno di potersi sentire diverso dalla sua famiglia anche per poter scegliere di appartenergli. Per aiutarlo ad individualizzarsi è necessario riconoscerlo come persona diversa da sé nel pensiero, temperamento o interessi.

A volte i genitori fanno fatica ad accettare che il figlio non gli somigli e tendono a soffocare oppure ostacolare le differenze ed in questo modo aumentano il desiderio di ribellione ed amplificano le distanze generazionali.

Bisogno di scoprire la propria personalità

bisogna aiutare i ragazzi a scoprire chi sono, qual è il loro temperamento, quali sono i loro desideri.

Devono essere accompagnati ad individuare la loro identità, aiutandoli a scoprire loro stessi al di là dei condizionamenti sociali o familiari. Far uscire la personalità, le attitudini, ciò che è ancora acerbo, ed aiutarli a costruire la personalità.

I ragazzi sono felici di essere considerati dagli adulti come individui autonomi, poiché ciò permette loro di imparare a conoscersi, a vedersi ed a riconoscere il loro valore, accrescendo la sicurezza e l’autostima. È come un gioco di specchi in cui se vengono visti imparano a vedersi e, quindi a conoscere loro stessi.

Per aiutare gli adolescenti a sviluppare le loro competenze emotive, cognitive, comunicative e relazionali possono partecipare ad un laboratorio di psicologia di sei incontri in gruppo. Per conoscere di cosa si tratta visita la pagina del corso:

Laboratorio di Psicologia per adolescenti

Adolescenza e genitori

come i genitori possono capire gli adolescenti

Ci sono alcuni strumenti utili per migliorare il rapporto e la comunicazione con i propri figli che ciascun genitore può utilizzare, vediamoli insieme:

Ascolto e Dialogo

L’ascolto ed il dialogo possiamo definirli come gli ingredienti principali che non devono mai mancare. Gli adolescenti hanno voglia di essere ascoltati anche quando paradossalmente sembrano rifiutare e cercano una distanza.

Per dialogo si intende il riuscire ad entrare nel loro mondo, avendo la curiosità di scoprire cosa li affascina, cosa suscita il loro interesse, senza avere la pretesa di conoscere già tutto. Mai pensare con superiorità che non abbiamo nulla da imparare da loro, una forma di superbia che amplifica la distanza generazionale e chiude ogni forma di comunicazione.

Il dialogo e l’ascolto diventano dei canali per trasmettere conoscenze e per mantenere vivo lo scambio comunicativo ma anche emozionale.

Accorciare le distanze generazionali

Bisogna creare una commistione di generazioni, proprio contaminando il vostro mondo con il loro, cosi come loro devono conoscere il vostro. Tutto ciò è necessario per accorciare le distanze generazionali. Questa è la chiave per entrare nel loro mondo, per ottenere la loro fiducia sia che l’adulto sia un insegnante, un maestro sportivo, un terapeuta o un genitore.

Non confondere i ruoli

In questa contaminazione di mondi e nella riduzione della distanza generazionale bisogna, però mantenere sempre il proprio ruolo genitoriale di riferimento. Non bisogna perdere, infatti, la posizione di guida anche se il proprio figlio/a cresce.

I ragazzi devono poter contare su un riferimento adulto perché se quel posto resta vacante, poiché il genitore non riesce a porsi come guida, perché confonde i ruoli oppure perché si pone in modo troppo distante o distaccato, il punto di riferimento e la guida diventa il gruppo di pari. Ciò, oltre ad esporre il ragazzo a condizionamenti ed errori, non l’aiuta a costruire una salda consapevolezza di se stesso ed una autostima capaci nel tempo di aiutarlo ad avere un pensiero critico ed autonomo che lo guiderà nella vita a trovare il suo posto nel mondo.

L’adulto deve potersi porre come una guida che sia autorevole ma nello stesso tempo non invadente.

Agevolare l’autonomia mantenendosi come riferimento

Porsi come riferimento ed autorevole guida implica considerare che più il figlio cresce e più deve essere osservato da lontano ma senza essere troppo distanti o eccessivamente invadenti. I figli devono potersi voltare e vedere che ci siete e, se hanno bisogno, raggiungervi.

Una educazione che funziona bene è orientata allo sviluppo dell’autonomia e della individualità del figlio. Egli deve poter imparare a conoscersi ed essere riconosciuto per la sua individualità e personalità.

La capacità di costruire un pensiero autonomo che sappia conoscere e capire la realtà che ci circonda, senza lasciarsi condizionare, è il miglior investimento per il futuro che possiamo regalare ai nostri figli.

adolescenza e covid-19

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Adolescenza e Covid-19: il ruolo dei genitori nella gestione della pandemia

Problemi adolescenziali: imparare a gestire le emozioni

La psicoterapia può aiutare gli adolescenti

I genitori spesso chiedono aiuto per affrontare le difficoltà emotive che vivono i figli.

In questi casi come può aiutare la psicoterapia e su cosa agisce?

Principalmente la psicoterapia con gli adolescenti prevede un lavoro strutturato in cui vengono coinvolte anche le famiglie, ciò per creare una rete di aiuto e contenimento per i ragazzi. Si lavora con le famiglie proprio per poter affrontare insieme le difficoltà. Come dico spesso ai genitori dobbiamo lavorare insieme per aiutare vostro figlio/a, perché con il vostro aiuto possiamo individuare ed affrontare insieme il problema, diventando una squadra.

Generalmente il lavoro psicoterapeutico prende in considerazione tre aspetti: emozioni, comunicazione e relazione che sono tra loro strettamente interconnessi.

L’adolescente che muove i suoi primi passi in un mondo di adulti si trova a dover imparare un modo nuovo di rapportarsi con la realtà che lo circonda, al quale talvolta non è preparato ed il proprio mondo emotivo, confuso e amplificato, rischia di diventare ingombrante.

A ciò si aggiunge che l’adolescente deve poter imparare anche il giusto modo per comunicare le proprie idee e confrontarsi con gli altri.

Per quanto riguarda nello specifico le emozioni la psicoterapia lavora su:

Accogliere la confusione emotiva

Spesso il mio primo obiettivo è proprio di lavorare con le emozioni dell’adolescente, confuse e amplificate che entrano prepotentemente nel loro mondo affettivo, comunicativo e relazionale.

La confusione emotiva e/o comportamentale genera spesso conflitti e difficoltà di comunicazione tra genitori e figli e pone il ragazzo in una situazione di sofferenza o disagio che invade anche la vita sociale.

Nella mia esperienza di lavoro con gli adolescenti spesso l’obiettivo è di accogliere la confusione emotiva dandogli uno spazio per esprimersi e per vedere scoprirne il contenuto, considerando che qualora tale confusione non venisse accolta, potrebbe con molta probabilità trasformarsi in ansia e generare, nei casi più estremi, dei veri e propri attacchi di panico.

Spesso, infatti, i ragazzi proprio per la difficoltà nel riconoscere e nominare le proprie emozioni si ritrovano a sentire una invadenza del mondo emotivo che diventa per loro impossibile da gestire ed in questi casi l’ansia e/o il panico diventano l’espressione sintomatica di una difficoltà che si trasforma in malessere.

Imparare a riconoscere ed elaborare le emozioni

Il passo successivo è di imparare a riconoscere e nominare le proprie emozioni, sapendole innanzitutto distinguere le une dalle altre e, successivamente, imparare a riconoscere quali contesti le suscitano e l’impatto che provocano su di loro, analizzandone le motivazioni e imparando a distinguere le risonanze interne che provocano e dalle quali dipendono.

La possibilità di imparare a riconoscere le proprie emozioni, comprendendone le motivazioni più profonde, insegna a gestirle, senza sentirsi sopraffatti. Saper comprendere il proprio mondo emotivo spesso così difficile in adolescenza fornisce la prima chiave per conoscersi.

Aiutare a conoscere e scoprire se stessi

Estremamente legato al precedente, il fine più importante della terapia è proprio lo scoprire se stessi, le proprie attitudini e la propria individualità.

In adolescenza spesso la terapia dà i suoi risultati migliori proprio perché avere l’opportunità di conoscere le proprie reazioni emotive, scoprire il significato dei propri comportamenti rappresenta un investimento per il futuro.

In adolescenza il futuro è ancora tutto da costruire, di conseguenza, conoscendo se stessi si possono evitare tanti errori e si può capire e trovare la propria strada, intercettando i propri bisogni e desideri.

Se dovessi consigliare il momento migliore per iniziare una psicoterapia direi che è proprio l’adolescenza, perché in questa fase avere la possibilità di conoscere le proprie reazioni ed emozioni apre la strada a tutti i possibili futuri scenari di vita.

La confusione con la quale gli adolescenti vivono le proprie emozioni, la difficoltà a riconoscerle e le conseguenze che provocano, possono sembrare concetti astratti ma possiamo descriverli con un esempio tratto da una terapia:

L’isolamento di Claudia

Claudia ha 15 anni e molte delle sue difficoltà sono legate all’insicurezza che mostra nel rapporto con i suoi coetanei. Anche se apparentemente può sembrare un problema di socializzazione, ella in realtà non riconosce le proprie emozioni, e, quando si trova con i coetanei, si sente in grande difficoltà tanto da evitare ogni possibilità di socializzazione, chiudendosi in casa in una situazione di sempre maggiore isolamento.

Indagando sul perché di questo suo comportamento, Claudia afferma che quando è tra i suoi coetanei si sente “stupida”, non riuscendo meglio a descrivere cosa provi. Con un’analisi approfondita emerge che il sentirsi “stupida” nasconde in realtà un’emozione non riconosciuta, si tratta infatti di “imbarazzo” che si trasforma in un profondo senso di inadeguatezza che costringerà Claudia ad evitare ogni possibile occasione di contatto con i pari.

In particolare, il non riconoscere che si tratta di imbarazzo definendolo come una forma di stupidità oltre a condizionare l’autostima di Claudia la farà sentire diversa ed inferiore rispetto ai suoi coetanei, confermandole il disagio ed il senso di inferiorità che la porterà ad isolarsi ulteriormente.

Poter nominare nel modo giusto il proprio stato d’animo e poter riconoscere che si tratta di una emozione che molte persone possono provare, in più scendere in profondità per comprendere nel dettaglio in quali situazioni si sente in imbarazzo, le darà ulteriori consapevolezze su di sé, aiutandola, contrariamente a quanto accadeva prima, ad aumentare la consapevolezza e l’autostima ed insieme aumenteranno le sue capacità di relazionarsi con gli altri. Se ciò non fosse avvenuto Claudia avrebbe potuto amplificare il suo bisogno di isolarsi, sviluppando una difficoltà di relazione che avrebbe condizionato il suo futuro.

Potete condividere le vostre esperienze, fare domande o riflessioni nei commenti.

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2 pensieri su “Adolescenza: cosa “provano” i giovani

    1. Certamente, ho provveduto ad inserirla nella newsletter in modo da essere informata su ogni iniziativa. La invito inoltre a seguirmi sui miei profili social di linkedin, facebook ed instagram, che trova nella barra inferiore del sito, per poter avere ulteriori aggiornamenti

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